Il percorso è lungo 13,1 km ed è impegnativo, ma offre un paesaggio straordinario. Si inizia dalla suggestiva cittadina di Castel di Tora, che è uno dei Borghi più Belli d’Italia, e si affronta una lunga e panoramica salita che porta su un ampio crinale. Lungo la salita, si possono ammirare i colori, i riflessi e le varie insenature del piccolo lago artificiale del Turano. Una volta raggiunto il crinale, si prosegue verso il piccolo paese di Pozzaglia Sabina, attraversando un crinale erboso, incantevole e molto ripido. Partendo da Pozzaglia Sabina, ci si dirige verso la meta finale, Orvinio, attraversando un incantevole boschetto misto e ampi pianori. Poco prima di arrivare ad Orvinio, lungo un comodo sentiero sterrato che conduce ai piedi del paese, ci si imbatte nell’affascinante Abbazia di Santa Maria del Piano, che è quasi completamente in rovina, ma conserva ancora un campanile bellissimo. Dopo un ultimo sforzo in salita, si giunge a Orvinio, un pittoresco borgo ricco di storia, che ha avuto origini legate ai monaci di Santa Maria e successivamente è entrato in contatto con le famiglie nobili romane.
CASTEL DI TORA
Comune di Castel di Tora
via Don Sabino Gentili, 11
Bar Ristorante Dea
Piazza S. Giovanni, 2
POZZAGLIA SABINA
Bar Fernando e Stefania
V.le Principe Borghese, 6
–
ORVINIO
Altair creazioni orafe
Piazza Garibaldi, 11
B&B Il Sorriso dei monti
Via Vincenzo Segni, 20
3337620639 (Maurizio)
Castel di Tora è un comune italiano situato nella provincia di Rieti, nel Lazio, con una popolazione di 266 abitanti.
È considerato uno dei borghi più belli d’Italia. Il paese si trova sulle sponde del lago del Turano, all’interno della Riserva naturale dei Monti Navegna e Cervia. La prima testimonianza storica di questo borgo risale al 1035, quando viene menzionato un Castrum Vetus de Ophiano nelle cronache dell’epoca. Fino al 1864, il paese era conosciuto come Castelvecchio. Il nome attuale è stato scelto per richiamare un antico insediamento romano chiamato Tora, dove nel 251 d.C. si verificò il martirio di Santa Anatolia, anche se avvenne nell’abitato omonimo contemporaneo. Di recente è stata scoperta una necropoli di epoca imperiale (circa 200 d.C.) nelle vicinanze del paese.
Santuario di Sant’Anatolia, situato su un’altra collina vicino al villaggio
Chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista
Eremo di San Salvatore, risalente al XIV secolo
Fontana del Tritone, costruita nel 1898
Del Castello, costruito intorno all’anno Mille, conserva solo la torre pentagonale, che un tempo era la torre principale della fortificazione.
Borgo medievale di Monte Antuni e palazzo dei principi Del Drago, risalenti al X-XVII secolo
Ruderi medievali di Cornito, visibili solo quando il livello del lago scende
Necropoli romana dell’epoca imperiale.
Pozzaglia Sabina è un piccolo comune situato nella provincia di Rieti, nel Lazio, che conta 306 abitanti.
Secondo la tradizione e lo stemma, il nome del comune deriverebbe da Pozzo Gallo, ma la Cronaca Farfense sostiene che derivi da Puzalia. Nel IX secolo, i territori di Pozzaglia erano di proprietà dell’Abbazia Farfense, ma nel secolo successivo furono allontanati da un abate di nome Campone in un periodo critico che l’abbazia subì. Tuttavia, nel 1027, furono riacquistati dalla stessa abbazia grazie al diploma di Corrado II. Nel corso dei secoli, Pozzaglia subì diverse vicissitudini, tra cui la confisca ai Colonna nel 1297 e la distruzione da parte dei romani nel 1360. Nel XV secolo, il comune divenne feudo degli Orsini, mentre nel 1632 passò ai Borghese, che ne rimasero i signori fino all’abolizione della feudalità.
La città vanta numerose architetture religiose di grande valore artistico e storico. Tra queste,
che custodisce le spoglie di Santa Ulpia Candidia Martire e un affresco raffigurante la Crocifissione del XVI secolo sopra l’altare.
o Santa Maria di Pozzaglia, fu costruita da Carlo Magno dopo aver sconfitto i saraceni nella zona.
o di Santo Stefano di Pietraforte, è stata menzionata per la prima volta in un inventario ecclesiastico reatino del 1252, ma l’aspetto attuale risale al XVII secolo, quando i Santacroce, feudatari del paese, fecero importanti interventi di restauro. Infine,
risalente al 1655, completa il panorama delle architetture religiose della città.
Tra le architetture militari, invece, si possono ammirare i ruderi del Castello di Ofiano.
Orvinio è un piccolo comune italiano situato nella provincia di Rieti, nel Lazio.
Questo affascinante paese conta 394 abitanti ed è famoso per il suo maestoso castello, di proprietà dei marchesi Malvezzi Campeggi. Inoltre, Orvinio fa parte del prestigioso club dei borghi più belli d’Italia. Posizionato a un’altitudine di 840 metri sul livello del mare, su una collina nelle propaggini settentrionali dei monti Lucretili, è considerato il centro abitato più alto del Parco dei Monti Lucretili.
(riedificata intorno al 1840 in forme tardo-barocche su una precedente chiesa del XVI secolo. La facciata è sormontata dallo stemma del cardinale Antonio Domenico Gamberini, vescovo di Sabina tra il 1839 e il 1841)
L’attrazione principale di Orvinio è rappresentata dal suo castello. Attualmente conosciuto come castello Malvezzi-Campeggi, è il risultato di diverse modifiche, tra cui quelle volute dagli Orsini nel corso del Cinquecento per ampliarlo. Il castello sovrasta il paese fin dal Medioevo. Sottoposto a ristrutturazioni nel XX secolo, conserva elementi originali come la torre cilindrica e le mura merlate che mantengono l’imponente aspetto originario e circondano il centro storico. All’interno delle mura si apre un imponente portale con decorazioni a bugne, oltre il quale si trova un cortile con una costruzione dotata di una torretta angolare. Le ampie sale al piano superiore ospitano affreschi risalenti al tardo Cinquecento, spesso concessi dagli attuali proprietari per ospitare varie cerimonie.
Il santuario di Vallebona è stato costruito intorno al 1643 grazie alle donazioni spontanee degli abitanti di Orvinio. Si trova nel vecchio borgo di Vallebona, che in seguito è stato abbandonato dagli abitanti che si sono trasferiti ad Orvinio. Secondo la leggenda, un giorno un pastore stava lavorando vicino all’attuale santuario e, cercando di tagliare dei rami, ha colpito un’immagine della Vergine nascosta tra i rovi. L’immagine ha emesso un grido e ha cominciato a sanguinare. Il pastore è corso in paese e ha raccontato agli altri ciò che era accaduto, e insieme hanno deciso di prendere l’immagine e di ospitarla in una delle chiese di Orvinio. Tuttavia, il giorno successivo si sono accorti che l’immagine era sparita e l’hanno ritrovata nel luogo originale del ritrovamento. Hanno quindi deciso di non spostarla più e di costruire il santuario attuale in quel punto. Ancora oggi, sull’altare maggiore si trova l’antico affresco della Vergine che offre il latte al Bambino. Del vecchio paese di Vallebona sono ancora conservati quasi tutti i muri di cinta e i resti di tre torri di difesa. Il santuario di Vallebona ha una pianta rettangolare e una sola navata con tetto a capriate di legno, e presenta due altari sulle pareti laterali. Nel 1727, inoltre, la Madonna di Vallebona è stata proclamata patrona di Orvinio, ed è venerata e festeggiata ogni anno con grande devozione.