La tappa è lunga solo 8,85 Km parte da San Polo dei Cavalieri e finisce a Tivoli. Il percorso e molto naturalistico infatti si svolge quasi interamente nella splendida Riserva del Monte Catillo con la sua bellissima sughereta di Sirividola.
SAN POLO DEI CAVALIERI
Vi∂art – L’arte dei boschi
(con piacevole sorpresa riservata ai viandanti)
Via dei cavalieri, 20
Bar Tabacchi
Piazza Marconi, 7
TIVOLI
Coworking Lab
Viale Trieste 53/55
The public house
Via dell’Inversata, 9
Speciale timbro di Villa Gregoriana
biglietteria
Largo Sant’angelo,1
Speciale timbro della Riserva di Monte Catillo
presso
Flo’s Cafè & Bistrot
Via Ponte Gregoriano, 33
Il comune di San Polo dei Cavalieri, situato nella città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio, conta una popolazione di 2.781 abitanti.
La sua altitudine è di 651 metri sul livello del mare e si trova sulle propaggini meridionali dei monti Lucretili. Nel territorio comunale si erge la vetta del monte Guardia, alta 1.185 metri.
Durante il periodo medievale, viene menzionato con il nome di Castrum Santi Pauli, fondato nell’XI secolo dai “Monaci di San Polo”, che ne furono i signori fino al XIV secolo, quando, per volere del Papa Bonifacio IX, passò agli Orsini. I nuovi proprietari apportarono miglioramenti alle mura. Tuttavia, la prima citazione storica risale al 1081, quando Papa Gregorio VII confermò che il feudo apparteneva all’Abbazia di San Paolo fuori le mura. Nel 1429, la vendita del feudo da parte dei monaci agli Orsini fu regolarizzata, e nel 1479, Napoleone Orsini concesse uno statuto. Nel 1558, il feudo passò ai Cesi; Federico Cesi, fondatore dell’Accademia Nazionale dei Lincei, elesse il paese come sede dell’Accademia stessa. Qualche anno dopo, la cittadina fu colpita dalla peste. Successivamente a questa epidemia, nel 1656, rimasero solo 377 abitanti. Pare che i Trusiani, poiché le informazioni non sono chiare, furono incaricati di ripopolare il centro, dato che i nuovi proprietari, i Borghese, non si interessavano affatto agli aspetti demografici del paese. Alcuni anni dopo, il nome fu cambiato da San Polo all’attuale, a seguito del passaggio di un ordine cavalleresco (forse i Cavalieri di San Giovanni). Nel 1849, Giuseppe Garibaldi passò da qui con Anita e molti volontari in fuga da Roma dopo la caduta della Repubblica romana. Garibaldi, per distrarre l’attenzione degli eserciti che lo inseguivano, fece finta di continuare da Tivoli verso Arsoli, ma prese la strada di San Polo, passando poi per Palombara Sabina, Mentana e Monterotondo, dirigendosi, attraverso il territorio reatino, verso la Romagna.
San Polo dei Cavalieri, un paese incantevole, fa parte dell’itinerario enogastronomico della Strada dell’olio e dei prodotti tipici della Sabina.
Tivoli è un comune italiano situato nella città metropolitana di Roma Capitale, nel Lazio, e conta una popolazione di 54.908 abitanti.
Il territorio comunale di Tivoli si estende sulle pendici dei monti Tiburtini, tra la Campagna romana ad ovest e i comuni di Castel Madama e Vicovaro nell’entroterra est della provincia di Roma. Inoltre, è attraversata dal fiume Aniene.
La città antica latina Tibur, conosciuta anche come Tibur Superbum secondo Virgilio nell’Eneide, è ancora oggi rappresentata nello stemma cittadino. Si vanta di essere più antica di Roma e, secondo lo storico Dionigi di Alicarnasso, sarebbe stata fondata dagli Aborigeni in seguito al rito della primavera sacra. L’insediamento arcaico si pensa sia nato nel 1215 a.C. e si è fortificato sulla riva sinistra dell’Aniene ad opera dei Siculi. Successivamente, gli abitanti si sono avvicinati al fiume, costruendo l’acropoli e gli edifici antichi. La città si è avvantaggiata della posizione dominante sul guado che costituiva il percorso più breve per la transumanza delle greggi fra l’Agro Romano e l’Abruzzo, lungo la direttrice che sarebbe poi diventata la via Valeria. Ancora oggi la contrada dell’antica acropoli si chiama Castrovetere. Secondo Catone nelle Origines, i Siculi vennero scacciati dai greci guidati da Catillo di Arcadia e i suoi tre figli Tibur, Corace e Catillo, che rinominarono la città con il nome del fratello maggiore. I Romani per significare lo stato in luogo chiamarono la città Tiburi che poi divenne Tibori, Tiboli e infine Tivoli per questo gli abitanti si chiamano tiburtini. La presenza di diverse popolazioni che si incontravano nell’antica Tibur, in particolare Sabini e Latini, è confermata dalla presenza del grande santuario di Ercole Vincitore. Questo santuario, restaurato a partire dal giugno 2011, era dedicato a Ercole, un eroe divinizzato di origine greca, che proteggeva il commercio e i luoghi in cui si svolgeva. I resti di questo santuario risalgono al II secolo a.C., ma si ritiene che possa essere stato costruito su un luogo di culto ancora più antico (forse nella zona dell’attuale Ponte dell’Acquoria), frequentato da popolazioni che si incontravano per commerciare, simile a quanto avveniva vicino al guado del Tevere nel Foro Boario già in epoca pre-arcaica. Nel IV secolo a.C., dopo aver aderito alla Lega Latina, Tivoli combatté contro Roma, che voleva sottomettere il Lazio, fino a quando la Lega fu definitivamente sconfitta. Durante le Guerre Puniche, Tivoli aiutò Roma diventando uno dei principali punti di rifornimento per le truppe. Durante la Guerra Civile, Tivoli rimase neutrale e successivamente fu riconosciuta come municipio romano con la Lex Iulia municipalis nel I secolo a.C. Dopo la transizione da repubblica a impero, Tivoli si consolidò come centro commerciale e residenziale, diventando sede di numerose ville appartenenti a ricchi romani, come dimostrano i numerosi resti archeologici. Alcune di queste ville, ancora oggi conosciute e identificate, sono attribuite a personaggi come Orazio, Cassio, Publio Quintilio Varo e Manlio Vopisco (i resti di quest’ultima sono incorporati nell’attuale Villa Gregoriana). Anche l’imperatore Augusto soggiornò a Tivoli e amministrò la giustizia sotto i portici del santuario di Ercole Vincitore. Il punto culminante di questi insediamenti fu rappresentato dalla villa di Adriano nel II secolo d.C. Infine, a Tivoli nel 275 d.C., la regina Zenobia di Palmira trascorse i suoi ultimi giorni.
Durante il periodo medievale, le invasioni barbariche causarono una fase di declino che portò all’abbandono delle ville e delle campagne. Di conseguenza, la popolazione si trasferì all’interno delle mura della città. Un documento del 945 attesta che la città era governata da un duca. Nel corso del X e dell’XI secolo, Tivoli entrò in guerra con Ottone III. Nel Basso Medioevo, Tivoli e Roma tornarono ad essere in conflitto a causa della posizione strategica di Tivoli che Roma non sopportava. La città appoggiò Federico Barbarossa, che a sua volta fortificò le mura e permise alla città di inserire l’aquila imperiale nello stemma cittadino. Tivoli fu anche sede vescovile a partire dal 366 e fu coinvolta attivamente nelle contese feudali. Nonostante la sua gelosia per l’indipendenza, Tivoli si trovava in una posizione difficile tra i baroni romani e il feudo benedettino di Subiaco. Per sfuggire al controllo vescovile, la città si schierò con i ghibellini. Tuttavia, ciò non evitò che si dividesse continuamente in fazioni e rimanesse ostaggio delle dispute tra i potenti romani, come i Colonna e gli Orsini. Infine, nel XV secolo, Tivoli tornò sotto il controllo della Chiesa e seguì le sue sorti. Nel 1461, Papa Pio II costruì la Rocca Pia e pose fine a tutti i conflitti, sottomettendo la città al papato. Nel 1550, il cardinale Ippolito II d’Este (1509-1572) fu nominato governatore di Tivoli e promosse la realizzazione della celebre Villa d’Este, che prende il nome dalla sua famiglia. I successori di Ippolito II, suo nipote il cardinale Luigi d’Este (morto nel 1586) e il cardinale Alessandro d’Este (morto nel 1624), continuarono ad ampliare e migliorare la Villa d’Este.
all’interno della chiesa, attualmente situata nel complesso ospedaliero omonimo, è possibile ammirare un ciclo di affreschi del secondo Quattrocento, precedentemente attribuiti ad Antoniazzo Romano o a Melozzo da Forlì. Oggi si preferisce attribuirli a un pittore con una forte personalità, conosciuto come il “Maestro di Tivoli”, che operava durante l’epoca di questi due maestri
dove sono stati ritrovati resti di importanti manifestazioni artistiche paleolitiche